Il futuro del Made in Italy. Il valore del ‘Modello Italia’
novembre 28, 2011 | Redazionale
Buon lunedì,
Guardando ai business che riescono a reggere il confronto internazionale ed Interno ed alla ragione per cui il nostro Paese riscuote ancora molto successo in alcuni mercati e settori produttivi, ci spinge ad elaborare alcune considerazioni.
La crisi economica finanziaria che sta investendo l’Europa ed il nostro Paese in particolare, ci obbligano a tornare a riguardare in direzione di quelli che sono ‘i fondamentali di un Paese’.
Come in tutti quei momenti di incertezza e transizione, è importare volgere lo sguardo verso quelli che sono i settori simbolo del Made in Italy e che nonostate tutto, rimangono la bandiera del nostro Paese nel mondo ed anche la ragione per cui l’Italia, mantiene ancora una elevato grado di attrattività specie per alcuni dei suoi settori chiave.
Quali sono i gioielli italiani?
I prodotti dell’agroalimentare, dell’abbigliamento di qualità, il design, alcuni settori tecnologici ma sopratutto : la qualità della vita, la cultura e la creatività che rappresentano il vero valore aggiunto di questo Paese e che sommati al patrimonio culturale e paesaggistico, sono la vera ricchezza di questa Nazione che non è assolutamente valorizzata a dovere.
Il futuro dell’Italia
Ogni giorno, tra le prime notizie che i media ci offrono, ci sono quelle economiche : lo spread, la borsa, l’andamento generale dell’economia, la produzione industriale, l’export, ecc..
Pare che nessuno della stampa o della classe dirigente di questo Paese (o forse troppo pochi) si curino di individuare quelli che veramente rappresentano i gioielli italiani e che meritano di essere tutelati attraverso un piano economico strutturale in grado di permettere a quei determinati settori che sono in grado di avere un futuro, di ricevere le risorse e le attenzioni necessarie.
Parliamo proprio di quei settori che potrebbero essere in grado di fare da traino al resto dell’economia e permettere una vera ripresa.
Invece, troppo spesso, si continua a concentrare le risorse su alcuni prodotti manufatturieri dove i nostri competitor non sono neppure più europei ma addirittura ci confrontiamo con Cambogia, Indonesia, Vietnam per produzioni che prevedono bassi costi della manodopera e bassi livelli qualitativi.
Ma pensiamo veramente di voler produrre al massimo ribasso? Pensiamo di far concorrenza ai moldavi od ai cambogiani?
Arte, turismo, qualità della vita, prodotti del territorio e gastronomia (vino, pasta, frutta, ecc.), prodotti artigianali di qualità ed un’industria di elevata competenza e che fa della qualità il suo valore aggiunto : queste sono le basi da cui ripartire!
Il resto, in buon parte è perduto. E non c’è niente di peggio che continuare a difendere posizioni già perdute da tempo e sprecare le risorse in direzione sbagliate, facendole mancare invece proprio a quei settori che se opportunamente supportati, potrebbero rilanciare l‘Italia fra i paesi ad alta crescita e far tornare questo Paese fra le Nazioni protagoniste per davvero della scena economica mondiale.
Senza scelte non c’è futuro! Ed il futuro, va pensato e costruito!
Buona lavoro.
Andrea Figoli
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