Diventare consulente
settembre 20, 2013 | Libera professione
Diventare consulenti è una scelta professionale che può risultare parecchio impegnativa già come obiettivo generale e se poi tutto questo include anche altre decisioni come quella di ‘lasciare il lavoro’ o l’attività svolta precedentemente per ‘mettersi in proprio’, allora, occorre affrontare tutta una serie di aspetti che riguardano non solo il campo prettamente lavorativo ma anche quello strettamente personale.
Diventare consulente. Mollare il lavoro/la professione precedente.
Il termine consulente, di per se già molto generico, include moltissime aree di riferimento (fiscale, consulenza legale, sicurezza, privacy, Web ed informatica, organizzazione aziendale, marketing, settore finanziario, consulenza immobiliare, ecc.).
Potremmo continuare per molto ad elencare gli svariati settori, segmenti e nicchie in cui la consulenza è presente ma l’obiettivo di questo post, non è tanto quello di definire un settore od un altro di riferimento su cui puntare ma è quello invece di approfondire il tema legato alla scelta ed all’opportunità di ‘mollare’ l’attività precedente (la posizione di dipendente ad esempio) per mettersi in proprio come consulente per offrire i propri servizi sul mercato.
Diventare un consulente. Le valutazioni da fare.
Cominciamo ora ad elencare un insieme di punti che bisognerebbe verificare prima di lasciare una posizione ‘precedente’ per mettersi in proprio.
Quali sono le motivazioni che spingono a lasciare alcune certezze per andare ‘oltre’, alla ricerca di nuovi obiettivi?
Provare a fare un elenco includendo le vere aspettative e motivazioni che ‘spingono’ verso la scelta dell’indipendenza.
Cosa stiamo facendo ora?
Qual è la nostra posizione di partenza?
A volte, questi due primi punti sono strettamente collegati.
Può accadere infatti che un dipendente od un collaboratore di un’impresa/uno studio professionale decida di mettersi in proprio a causa del basso livello di soddisfazione percepito (limitati guadagni, scarse prospettive per il futuro, un ambiente lavorativo ‘poco piacevole’, non sentirsi valorizzati a sufficienza, oppure, avere la percezione che ‘fuori’ ci siano maggiori opportunità, ecc.).
Senza dubbio, per quanto precaria possa essere una situazione di partenza, quando si ‘lascia qualcosa’ e di apre un’attività, uno studio professionale, ecc., ci si fa carico anche di una serie di rischi, costi, ecc..
Abbiamo un’idea di ciò che andremo a fare in futuro?
Farsi un progetto, predisporre un piano, mettere in conto una serie di eventualità, anche non favorevoli, ecc., sono alcune delle considerazioni/azioni da mettere in campo.
Qui, non si sta solo parlando di aspetti e ripercussioni professionali derivanti da alcune scelte ma anche dei ‘riflessi’ sulla vita privata che queste iniziative molto ‘decise’ possono avere.
Se ad esempio un individuo è sposato e con un mutuo da pagare ‘sulle spalle’, talvolta, è più difficile prendere certe decisioni rispetto ad un soggetto giovane e ‘svincolato’ da ogni impegno.
Quindi, prevedere anche una tempistica che tenga in considerazione i potenziali introiti, in tempi necessari per ‘entrare a regime’, ecc., è un compito importante da valutare prima di lanciarsi in un’iniziativa.
Prevedere un piano economico finanziario, è senza dubbio importante!
Studiare la concorrenza, il mercato, ecc..
Nella seconda parte, oltre a terminare l’elenco dei punti che in questo post abbiamo cominciato ad approfondire, ascolteremo la testimonianza di due consulenti che si sono in passato ‘lanciati’ sul mercato abbandonando le rispettive posizioni di ‘sicurezza’ (più o meno valide) per tentare la ‘propria strada’ da soggetti indipendenti.
Una delle due esperienze è stata positiva, l’altra invece no!
Cercheremo quindi capire il perché del successo o del fallimento di queste iniziative per trarne un insegnamento valido rendendo pubbliche queste esperienze.
Continua.
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